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Il relitto del brigantino Mercure, scoperto nel febbraio 2001 dai pescatori della famiglia Scala di Marano Lagunare , in mare con il loro peschereccio Albatros rappresenta uno dei capitoli più importanti e interessanti dell'archeologia sottomarina del Mediterraneo. Dal punto di vista storico rappresenta, al momento, l'unico relitto di nave del Regno Italico, la più antica nave battente la bandiera tricolore. Messo in cantiere a Genova con altri 60 brick dalla Repubblica Francese di Napoleone nel 1805, venne ceduto nel 1809 al Regno Italico. Con oltre 400 tonnellate di dislocamento, lungo oltre 30 metri per 9 di larghezza, aveva al monento del naufragio 92 uomini imbarcati ( 5 ufficiali, 67 marinai e 20 militari ). La notte del naufragio, tra il 21 e il 22 febbraio 1812, il brik era di scorta al vascello Rivoli, insieme alle navi gemelle Jena e Mameluck. Uscita in formazione da battaglia dal porto di Venezia in direzione Pola, la piccola flotta incappa in una squadra navale inglese. La Royal Navy dopo la battaglia di Lissa del 13 marzo 1811 era praticamente padrona dell'Adriatico e delle sue rotte. I legni inglesi visto un rallentamento del brigantino Mercure lo attaccavano con il brigantino Weasel, dando inizio alla battaglia di Grado. Nonostante un tentativo di soccorso del fratello Jena, il Mercure sotto il fuoco di poppa del Weasel, colpito forse nella sua santabarbara, esplode in mare spezzandosi in due tronconi. Il troncone di poppa affonda subito seguito dopo alcuni minuti dal troncone di prua che si inabissa a circa cento metri dal primo. Il resto della flotta, dopo un violento combattimento si arrendeva alle navi inglesi consegnando alla storia oltre all'ammiraglia Rivoli anche la sconfitta e la imminente fine del impero napoleonico.Dal punto di vista dell'archeologia sottomarina, il relitto del Mercure, rappresenta un modello esemplare di scavo per lo più condotto a settori con realizzazione di sequenze stratigrafiche successive. Dal 2001 ogni campagna di scavo ha consentito l'intera copertura fotografica e fotogrammetrica del cosiddetto primo strato archeologico con una complessa metodica messa a punto da Stefano Caressa di Grado. Nella campagna di scavo 2007, visti gli esiti degli scavi precedenti con la comparsa di elementi interessanti a prua, la ricerca archeologia è stata focalizzata nell'area con uno scavo a settori. Dal punto di vista metodologico dopo l'asportazione del deposito sterile con una sorbonatura leggera è stata eseguito un nuovo impianto e rilievo della quadrettatura con nuova ripresa fotogrammetrica.La metodica utilizzata ha consentito di trovare e recuperare oltre a nuove armi, ad oggetti personali e di bordo, nuovi resti scheletrici umani che saranno oggetto di nuove indagini antropologiche. Il cantiere unico in Italia è aperto a studenti di archeologia subacquea che sotto la sapiente guida dei professionisti impegnati, consente di acquisire una vera esperienza sul campo.L'equipe di archeologi subacquei diretta dal prof. Carlo Beltrame, era composta da Dario Gaddi e da Tiziana Lanave del Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Vicino Oriente dell'Università Cà Foscari di Venezia, coadiuvati di volta in volta da professionisti nei diversi settori impegnati nella ricerca, da studenti e quest'anno da una dottoranda israeliana del Center for Maritime Studies dell'Università di Haifa.
Approfondimenti : http://lettere2.unive.it/beltrame/archeologiamarittima/mercure/mercure1.html